Eugenio Beauharnais, già viceré d'Italia, aveva ottenuto nel 1815 dal congresso di Vienna, come appannaggio, alcuni territori nelle Marche (Ancona, Chiaravalle, Corinaldo, Fano, Fossombrone, Jesi, Osimo, Pergola, Pesaro, Recanati, Senigallia e relativi circondari) ed aveva assunto il titolo di duca di Leuchtenberg e di principe di EichstättIn conseguenza Sorse una complessa questione con la Santa Sede, che, per riacquistare la proprietà di quei territori, fu costretta ad esborsare 3.700.000 scudi. Per reperire la somma, il 4 aprile 1846, il governo pontificio emetteva un prestito al 6% garantito con ipoteca sulle terre sopra elencate. Il prestito fu tutto e prontamente ricoperto e il 24 aprile il tesoriere generale, Giacomo Antonelli, firmava un contratto di vendita generale dei beni dell'appannaggio ad una società privata, costituita dai principi Giulio Cesare Rospigliosi Pallavicini e Marco Antonio Borghese, dal sig. Agostino Feoli e dall'avv. Enrico De Dominicis, che si obbligava a rivendere i beni in piccoli lotti a sudditi pontifici