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 Appannaggio del principe Beauharnais

Livello di descrizione: serie
Consistenza:  bb. 8
Estremi cronologici:  1815-1860
Mezzi di corredo:  Inventario a stampa

Nota archivistica
La documentazione, assai più consistente di quella conservata in questa serie, relativa alla prima parte di questa operazione, si conserva in Archivi di famiglie e di persone, Antonelli .
La documentazione di questa serie, per la parte di cui è stato possibile individuare la provenienza, è stata prodotta dal Tesorierato generale; dalla Computisteria generale della camera apostolica, Divisione I; dalla Segreteria di Stato per gli affari interni

informazioni storico-istituzionali

Nota storica
Eugenio Beauharnais, già viceré d'Italia, aveva ottenuto nel 1815 dal congresso di Vienna, come appannaggio, alcuni territori nelle Marche (Ancona, Chiaravalle, Corinaldo, Fano, Fossombrone, Jesi, Osimo, Pergola, Pesaro, Recanati, Senigallia e relativi circondari) ed aveva assunto il titolo di duca di Leuchtenberg e di principe di EichstättIn conseguenza Sorse una complessa questione con la Santa Sede, che, per riacquistare la proprietà di quei territori, fu costretta ad esborsare 3.700.000 scudi. Per reperire la somma, il 4 aprile 1846, il governo pontificio emetteva un prestito al 6% garantito con ipoteca sulle terre sopra elencate. Il prestito fu tutto e prontamente ricoperto e il 24 aprile il tesoriere generale, Giacomo Antonelli, firmava un contratto di vendita generale dei beni dell'appannaggio ad una società privata, costituita dai principi Giulio Cesare Rospigliosi Pallavicini e Marco Antonio Borghese, dal sig. Agostino Feoli e dall'avv. Enrico De Dominicis, che si obbligava a rivendere i beni in piccoli lotti a sudditi pontifici

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