soggetto produttore
Nella pienezza delle sue attribuzioni la zecca era al tempo stesso officina monetaria e istituto di emissione, di deposito e di credito verso lo Stato; custodiva le riserve valutane pubbliche (depositi pubblici) e trasferiva le somme stabilite ai camerlenghi di comun e ad altri magistrati; gestiva in parte il debito pubblico (depositi dei privati). Le origini sono incerte, ma nel 1124 è documentato un luogo a San Bartolomeo ubi laborabatur moneta. A partire dal sec. XIII le norme relative furono emanate dal maggior consiglio e poi anche dalla quarantia e dal senato, con prevalenza di quest'ultimo. Nel 1472, 13 e 15 mag., la competenza fu assunta dal consiglio di dieci, allora al culmine del suo potere, e solo dopo lungo dibattito potè essere riaffidata al senato nel 1583 (3 mag., maggior consiglio), a seguito della correzione del consiglio di dieci dell'anno prima. Presiedevano alla zecca numerosi magistrati con funzioni tecniche, amministrative, finanziarie distinte, via via più articolate dal sec. XVI.
I massari (officiali, soprastanti) alla moneta (alle monete) avevano un loro capitolare nel 1224 (illi homines qui faciunt monetam), rinnovato nel 1278. Nella seconda metà del secolo troviamo anche massari all'argento e all'oro, alla moneta d'oro dopo la coniazione del ducato (31 ott. 1284, maggior consiglio). Assistiti da pesadori e stimadori, i massari sovraintendevano alla zecca e, oltre che alla coniazione, al commercio e alla lavorazione dei metalli preziosi; controllavano le arti relative. si ridussero in seguito a organo meramente tecnico, dipendente dai provveditori in zecca, istituiti nel 1520, 5 ott., dal consiglio di dieci (allora un solo provveditore) che assunsero l'intero governo dell'istituto. Questi erano dotati di giurisdizione.
Erano inoltre organo consultivo ed esecutivo in materia finanziaria, spesso in conferenza con altri magistrati.
Il depositario in zecca, istituito nel 1543, 27 nov., dal consiglio di dieci, gestiva i depositi dei privati, forma remunerativa di debito pubblico cui si cominciò a far ricorso per finanziare le guerre dei primi decenni del secolo e in seguito sempre più apprezzato investimento, anche vincolato a termine in favore di altre persone.
I provveditori sopra ori e monete furono istituiti nel 1551, 19 sett., dal consiglio di dieci per controllare il corso e il cambio delle monete e il prezzo dei metalli preziosi e per reprimere la circolazione di monete false e di quelle estere vietate. Non furono più eletti dopo il 1734, in quanto le loro competenze erano state assorbite dagli inquisitori sopra ori e monete, organo saltuario, scelto tra i provveditori in zecca con attribuzione di speciale autorità (15 mar. 1687, senato) oppure magistrato autonomo (11 lu. 1711, senato).
Deliberata il 21 giu. 1577 dal consiglio di dieci la " francation dei depositi in zecca ", furono saltuariamente eletti appositi provveditori sopra la francazion della zecca. Il provveditor in zecca alla cassa degli ori e argenti fu istituito dal senato il 23 apr. 1585; dal 1723 (11 dic., senato) ebbe un aggiunto. A detta cassa dovevano essere versati per disposizione del senato 1652, 21 ott., più volte riconfermata (23 dic. 1692,7 mar. 1693) i depositi forzosi dei privati durante le guerre al Turco. I conservatori del deposito, istituiti dal senato il 22 ag. 1585 e resi definitivi il 4 febbr. 1592, sovraintendevano invece alle riserve monetarie dello stato accantonate negli scrigni della zecca. Il provveditor in zecca al pagamento dei pro (interessi sui sepositi dei privati) fu istituito nel 1639 (2 mar. senato, 10 apr. maggior consiglio); tale incombenza era prima esercitata da uno dei provveditori ordinari.
Nella sua prima dominazione (1797-1798) l'Austria non riconobbe il debito pubblico della repubblica.
Dopo il trattato di Presburgo, con decreto 28 lu. 1806 Napoleone ammise invece alla liquidazione i crediti di sudditi dell'impero e del regno d'Italia verso la zecca e il banco giro e più tardi anche altre voci del debito pubblico veneto, confluito nel monte Napoleone, poi monte lombardo-veneto e debito pubblico italiano. Per l'esecuzione di tali provvedimenti si rese necessario trasferire a Milano (1807) un notevole quantitativo di registri e documenti dei due istituti, ad uso della direzione generale del debito pubblico, del cui archivio essi entrarono praticamente a far parte a guisa di precedenti. Uno scarto del materiale ritenuto non più utile al servizio fu compiuto nel 1813. cessata la direzione generale del debito pubblico, la parte superstite passò con il fondo della stessa a Milano. Dopo molte discussioni, 463 pezzi (tra i quali regg. 34 e una filza della zecca) tornarono nel 1880 a Venezia; i restanti regg. 356 e bb. 241, continuati fino al 1812, rimasero a Milano; a Venezia ne esiste l'inventario. Altro scarto fu compiuto a Venezia nel 1811
I massari (officiali, soprastanti) alla moneta (alle monete) avevano un loro capitolare nel 1224 (illi homines qui faciunt monetam), rinnovato nel 1278. Nella seconda metà del secolo troviamo anche massari all'argento e all'oro, alla moneta d'oro dopo la coniazione del ducato (31 ott. 1284, maggior consiglio). Assistiti da pesadori e stimadori, i massari sovraintendevano alla zecca e, oltre che alla coniazione, al commercio e alla lavorazione dei metalli preziosi; controllavano le arti relative. si ridussero in seguito a organo meramente tecnico, dipendente dai provveditori in zecca, istituiti nel 1520, 5 ott., dal consiglio di dieci (allora un solo provveditore) che assunsero l'intero governo dell'istituto. Questi erano dotati di giurisdizione.
Erano inoltre organo consultivo ed esecutivo in materia finanziaria, spesso in conferenza con altri magistrati.
Il depositario in zecca, istituito nel 1543, 27 nov., dal consiglio di dieci, gestiva i depositi dei privati, forma remunerativa di debito pubblico cui si cominciò a far ricorso per finanziare le guerre dei primi decenni del secolo e in seguito sempre più apprezzato investimento, anche vincolato a termine in favore di altre persone.
I provveditori sopra ori e monete furono istituiti nel 1551, 19 sett., dal consiglio di dieci per controllare il corso e il cambio delle monete e il prezzo dei metalli preziosi e per reprimere la circolazione di monete false e di quelle estere vietate. Non furono più eletti dopo il 1734, in quanto le loro competenze erano state assorbite dagli inquisitori sopra ori e monete, organo saltuario, scelto tra i provveditori in zecca con attribuzione di speciale autorità (15 mar. 1687, senato) oppure magistrato autonomo (11 lu. 1711, senato).
Deliberata il 21 giu. 1577 dal consiglio di dieci la " francation dei depositi in zecca ", furono saltuariamente eletti appositi provveditori sopra la francazion della zecca. Il provveditor in zecca alla cassa degli ori e argenti fu istituito dal senato il 23 apr. 1585; dal 1723 (11 dic., senato) ebbe un aggiunto. A detta cassa dovevano essere versati per disposizione del senato 1652, 21 ott., più volte riconfermata (23 dic. 1692,7 mar. 1693) i depositi forzosi dei privati durante le guerre al Turco. I conservatori del deposito, istituiti dal senato il 22 ag. 1585 e resi definitivi il 4 febbr. 1592, sovraintendevano invece alle riserve monetarie dello stato accantonate negli scrigni della zecca. Il provveditor in zecca al pagamento dei pro (interessi sui sepositi dei privati) fu istituito nel 1639 (2 mar. senato, 10 apr. maggior consiglio); tale incombenza era prima esercitata da uno dei provveditori ordinari.
Nella sua prima dominazione (1797-1798) l'Austria non riconobbe il debito pubblico della repubblica.
Dopo il trattato di Presburgo, con decreto 28 lu. 1806 Napoleone ammise invece alla liquidazione i crediti di sudditi dell'impero e del regno d'Italia verso la zecca e il banco giro e più tardi anche altre voci del debito pubblico veneto, confluito nel monte Napoleone, poi monte lombardo-veneto e debito pubblico italiano. Per l'esecuzione di tali provvedimenti si rese necessario trasferire a Milano (1807) un notevole quantitativo di registri e documenti dei due istituti, ad uso della direzione generale del debito pubblico, del cui archivio essi entrarono praticamente a far parte a guisa di precedenti. Uno scarto del materiale ritenuto non più utile al servizio fu compiuto nel 1813. cessata la direzione generale del debito pubblico, la parte superstite passò con il fondo della stessa a Milano. Dopo molte discussioni, 463 pezzi (tra i quali regg. 34 e una filza della zecca) tornarono nel 1880 a Venezia; i restanti regg. 356 e bb. 241, continuati fino al 1812, rimasero a Milano; a Venezia ne esiste l'inventario. Altro scarto fu compiuto a Venezia nel 1811