Con decreto 27 lu. 1814 era stata istituita per la direzione degli affari finanziari in tutto il territorio lombardo e veneto un’intendenza generale delle finanze alle dipendenze della Reggenza provvisoria di governo (
Raccolta governo Lombardia , 1814, n° 59). Con il primo maggio 1816 le sue competenze, a seguito di una disposizione ministeriale in data 30 mar. 1816, furono devolute ai rispettivi governi (
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), che vennero divisi in tale occasione in due sezioni: quella preposta dagli affari camerali, cioè finanziari, venne denominata senato governativo di finanza (notificazione del 9 apr. 1816,
ivi , 1816, parte I, n° 42; notificazione 13 apr. 1816 e regolamento emanato con circolare 14 nov. 1819,
Collezione province venete , 1816, n° 57; 1819, n° 339). Il senato era presieduto dal governatore e dipendeva dalla direzione suprema della camera aulica generale di Vienna; gli erano subordinate cinque direzioni: 1) una direzione generale per le dogane, le privative e i dazi di consumo; 2) una direzione generale per il demanio, per i beni della corona, boschi, diritti uniti, licenze di caccia, tasse, ipoteche, bollo della carta (
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); 3) una direzione per la zecca, per i diritti del bollo di garanzia, per gli affari montanistici (cioè le miniere); 4) una direzione del lotto (
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); 5) una direzione delle poste (
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); 6) una cassa centrale (secondo il regolamento pubblicato in Veneto). I capi di questi uffici si chiamavano direttori e potevano essere chiamati a prendere parte alla deliberazioni del senato di finanza insieme con i consiglieri di governo della sezione camerale. La partecipazione avveniva di diritto nella discussione degli oggetti di loro competenza. Ciascuno di questi uffici aveva un proprio protocollo e un proprio archivio. Dal senato governativo di finanza dipendevano le intendenze provinciali di finanza (
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). Nel 1830 subentrò ad esso il magistrato camerale (
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).