Una dogana funzionava a Livorno, a servizio del complesso portuale che fino ai primi decenni del Cinquecento era passato sotto il nome di Porto Pisano, già dall'inizio del Quattrocento; se ne conosce un primo regolamento organico del 1451, cui fa seguito un nuovo ordinamento del 1566, aggiornato, a causa del cospicuo incremento dei traffici marittimi, nel 1604. In base a quest'ultimo regolamento, l'ufficio era composto da un provveditore, un sotto-provveditore, un doganiere, un camarlingo, tre veditori, coadiuvati da tre guardie, trenta facchini (questi ultimi organizzati autonomamente) e da un guardiano del porticciolo. Poiché a Livorno la dogana fu il primo ufficio governativo dotato di un organico ben articolato - integrato presto anche da un notaio cancelliere - parve naturale e comodo investirla di compiti sempre più vasti, sotto il controllo del governatore; talché la sua cancelleria sbrigava le pratiche dello scrittoio dei grani, della deputazione del legname, del magistrato di sanità, e, dal 1646, della deputazione sopra le decime. Erano poste sotto la sua sorveglianza le organizzazioni dei sensali e dei cassieri. Spettava infine alla dogana l'esazione di tutte le gabelle, dei diritti fiscali e di bolletta. La figura del provveditore scomparve a seguito dell'introduzione dell'appalto generale delle entrate dello Stato (bando 31 dic. 1740), rimanendo le sue attribuzioni suddivise tra gli appaltatori quelle amministrative - e l'auditore - quelle giudiziarie - (altro bando 31 dic. 1740). Dopo la soppressione dell'appalto, la dogana di Livorno fu sottoposta agli amministratori generali in Firenze (editto 26 ag. 1768
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Bandi Toscana, cod. V, n. CXXV ]