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 Cancelleria inferiore, Doge

Livello di descrizione: fondo
Consistenza:  filze, bb., voll. e regg. 272, pergg. b. 1
Estremi cronologici:  (1364-1797, con docc. in copia dal sec. XIII)
Mezzi di corredo:  Inventario 1979 e indice onomastico parziale 1867

Nota archivistica
L'archivio proprio della carica, che era conservato dalla Cancelleria inferiore e ne rappresenta una delle partizioni (vedi anche Cancelleria inferiore, Notai e Cancelleria inferiore, Miscellanea ), riflette l'attività dogale solo in relazione alle poche attribuzioni direttamente esercitate; ogni altra indagine va sviluppata, per quanto nella fattispecie se ne possa desumere, nelle serie di deliberazioni dei consigli. Vedi anche Collegio e Sopragastaldo . Serie principali

informazioni storico-istituzionali

soggetto produttore
Doge, Venezia
Nota storica
I poteri del doge, all'inizio amplissimi e quasi regali, ma esercitati con l'assistenza dei giudici, furono progressivamente limitati già nel sec. XII con il sorgere dei vari consigli, espressione del comune Veneciarum, a cominciare dal consilium sapientium, esistente nel 1143; alla metà del Duecento il doge era ormai divenuto il primo dei magistrati. Strumento specifico per circoscriverne le prerogative fu la promissione ducale, quasi un capitolare giurato all'atto dell'elezione.
La più antica pervenuta è quella di Enrico Dandolo (presumibilmente 1192); quella di Iacopo Tiepolo (1229) offrì lo schema definitivo, che subì ritocchi ed aggiunte, sempre in senso riduttivo, ad ogni successiva vacanza fino all'ultima del 1789 mediante l'intervento dei correttori della promissione ducale appositamente eletti  [Elezioni ducali, correzioni della promissione, inquisizioni sopra il doge defunto (dal 1501 in morte di Agostino Barbarigo) sono registrate in Maggior consiglio ; vedi anche A. ROSSI, Gli inquisitori sopra il doge defunto nella repubblica di Venezia, in Studi storici, Bologna 1906, pp. 281-382 ]  .
Il doge impersonava l'autorità e la maestà dello stato e ne aveva la rappresentanza; in suo nome si spedivano le ducali, che erano state però deliberate dai consigli (salvo la serie delle lettere Ducali di questo fondo) e non erano da lui sottoscritte, e a lui erano diretti i dispacci, che da solo non poteva neppure aprire né leggere. La sua figura istituzionale era, per così dire, integrata e completata dal minor consiglio (e dalla signoria), con cui formava quasi un unico organo nell'esercizio delle proprie funzioni, tra le quali anzitutto quella di presiedere i consigli, fruendo in essi dei poteri di proposta e di voto (metter parte e ballotta) e di altre attribuzioni. Non va tuttavia sottovalutata l'influenza politica che egli poteva esercitare anche al di là dei poteri formali e la caratteristica di rappresentare un punto di riferimento e un elemento di continuità, mentre le altre cariche, temporanee e relativamente brevi, si rinnovavano continuamente intorno a lui. Quale titolare della funzione giurisdizionale, gli competeva l'obbligo di stimolare l'attività dei tribunali ed altrettanto quella amministrativa e di esazione propria dei magistrati e degli uffici
Bibliografia
BIBL.: DA MOSTO, I, pp. 15 e 28. G. MARANINI, La costituzione di Venezia, I: Dalle origini alla serrata del Maggior Consiglio, pp. 21-155, 172-207, II: Dopo la serrata del Maggior Consiglio, pp. 271-296 Firenze 1927, voll. 2 [ristampa anastatica 1974]; Le promissioni del doge di Venezia dalle origini alla fine del Duecento, a cura di G. GRAZIATO, Venezia 1986 (Fonti per la storia di Venezia, Archivi pubblici)
Altri strumenti di ricerca:Unità di descrizione omologa all'interno del SiASVe - Sistema informativo dell'Archivio di Stato di Venezia

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