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 Comune di Aquila (Archivio civico aquilano)

Livello di descrizione: fondo
Consistenza:  voll., regg. e codici 888; pergg. 878
Estremi cronologici:  volumi, registri e codici 1346-1805; pergamene 1193-1731 (secc. XII 1, XIII 10, XIV-XVIII 867)
Mezzi di corredo:  Indice alfabetico dei nomi di persona e dei luoghi 1909

Nota archivistica
Fin dai primordi di vita della città, particolari cure furono rivolte alla conservazione dell'archivio civico, come può desumersi dalle disposizioni  [Statuta civitatis Aquile, cod. H, cap. CIV, c. 22. ]  che prescrivevano la compilazione di un cartulario che, unitamente ai privilegi originali e ai documenti più importanti, doveva essere conservato nel convento dei frati minori presso il palazzo civico. Tuttavia si ebbero notevoli dispersioni di materiale documentario, sia a causa dei disordini verificatisi durante il sec. XV, sia a causa dei frequenti trasferimenti di sede dei magistrati cittadini. Nel 1480 l'archivio trovò sede nel palazzo Camponeschi, dove fu sistemato ad opera dei cancellieri Iaconello da Rieti, Gianfrancesco Accursio e Bernardino Cirillo. Nel 1562, trasferito l'archivio nel palazzo di Margherita d'Austria, se ne compilò un inventario, denominato Gobbi dal nome dello stampatore. Nel 1774 l'archivio civico ebbe notevoli incrementi grazie ad acquisti di nuclei documentari di provenienza pubblica, privata ed ecclesiastica.Di tali documenti fu redatto un regesto dall'Antinori, recentemente pubblicato dal Piacentino (vedi infra in bibliografia). Il complesso documentario comunale subì notevoli danneggiamenti durante i torbidi che fecero seguito all'occupazione francese del 1799. Nel 1888 fu compilato e pubblicato un inventario delle più antiche scritture dell'archivio. Nel 1907, in occasione del deposito dell'archivio presso la biblioteca provinciale, ne fu effettuato un improvvido riordinamento, con smembramenti di serie e inserimenti di documentazione proveniente dai soppressi monasteri di S. Bernardino e S. Angelo d'Ocre. In tale circostanza fu compilato un nuovo inventario.Il documento più antico dell'archivio comunale è una lettera esecutoriale di Celestino III del 1193. Si segnalano due codici membranacei degli statuti aquilani redatti verso la fine del sec. XIV, che contengono norme elaborate e consolidate nell'arco di oltre un secolo, ed inoltre due codici membranacei di privilegi: l'uno iniziato nel 1322 dal camerlengo frate Giovanni da Spoleto, dell'ordine dei celestini, contiene privilegi in copia dal 1294 al 1356, l'altro, iniziato nel 1460 (secondo quanto afferma l'Antinori), contiene privilegi in copia a datare dal 1299 fino al 1522. Si conservano inoltre due codici di statuti delle arti, l'uno dell'arte della lana datato 1544, l'altro dell'arte dei sarti con approvazione regia del 1452. Tra le miscellanee sono numerose le lettere di sovrani angioini e aragonesi al magistrato aquilano, oltre a lettere e privilegi pontifici. Tra i manoscritti provenienti dal convento di S. Bernardino di Aquila, si segnala un codice misto, cartaceo e membranaceo, contenente in parte una copia quattrocentesca della cronaca rimata delle cose di Aquila di Buccio di Ranallo dal 1252 al 1362, preceduta, nello stesso manoscritto, dalla cronaca di frate Alessandro De Ritiis distinta in due parti: una sinopsi cronologica dalla genesi al 1455 e una cronaca delle cose aquilane in continuazione, secondo quanto afferma lo stesso autore, di quella di Buccio di Ranallo, dal 1370 al 1595.Sono descritte soltanto le serie principali

informazioni storico-istituzionali

soggetto produttore
Comune di Aquila (L'Aquila)
Nota storica
La città di Aquila sorse dall'aggregazione di popolazioni del contado, affrancatesi dal potere feudale, col favore dell'imperatore Corrado IV, cui si deve il diploma di fondazione del 1254 (quello attribuito a Federico II è ora concordemente ritenuto apocrifo). Nel 1257 vi fu trasferita la cattedra vescovile di Forcona. Distrutta da Manfredi, Aquila fu ricostruita da Carlo d'Angiò, che ne riaffermò la natura demaniale e le fu prodigo di concessioni.
Il favore dei sovrani angioini e dei loro successori consentì alla città di ampliare la sfera della sua autonomia amministrativa fino a godere di uno status che, se pure non paragonabile a quello dei comuni dell'Italia centro-settentrionale, fu certamente eccezionale nel contesto storico del Mezzogiorno, in particolare nei secc. XIV e XV
Bibliografia
BIBL.: Regia munificentia erga aquilanam urbem variis privilegiis exornatam, Aquila 1639; Inventario delle scritture dell'illustrissima e fedelissima città dell'Aquila, ivi 1652; Antico archivio del municipio aquilano, ivi 1888; V. DE BARTHOLOMAEIS, Lettere inedite di regine aragonesi al magistrato aquilano, in Bollettino della società di storia patria Anton Ludovico Antinori negli Abruzzi, I (1889), pp. 49-58; F. VISCA, Gli antichi statuti dell'antica arte aquilana dei sarti, ibid., V (1893), pp. 208-220; ID., Gli antichi statuti della magnifica arte della lana nell'Aquila degli Abruzzi, ibid., pp. 1-101; Cronaca aquilana rimala di Buccio di Ranallo di Popplito di Aquila, a cura di V. DE BARTHOLOMAEIS, Roma 1907; G. BUZZI, Lettere della regina Giovanna I al comune di Aquila, in Bullettino della r. deputazione abruzzese di storia patria, s. III, II (1911), pp. 7-70; L. CASSESE, La " Chronica civitatis Aquile " di Alessandro de Ritiis, in Archivio storico per le province napoletane, n. s., XXVIII (1941), pp. 151-216; Regesto Antinoriano, a cura di S. PIACENTINO, L'Aquila 1977; Statuta civitatis Aquilae, a cura di A. CLEMENTI, Roma 1977

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