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 Comune di Faenza

Livello di descrizione: fondo
Consistenza:  bb., mazzi, voll., regg., vacchette e fascc. 1.343
Estremi cronologici:  (1505-1804);pergg. 129 (979-1828: secc.X 1, XII 3, XIII 12, XIV-XIX 113)
Mezzi di corredo:  Inventari 1916 e 1971. Inventario delle pergamene 1972

Nota archivistica
Ben poco sappiamo dell'antico archivio del comune, denominato anche " della magistratura ", oggetto di ripetuti saccheggi e di dispersioni. Alcune scritture più importanti nel sec. XV erano " in scrineo comunis Faventiae, quod est super sacristiam Sancti Francisci ". Un inventario del 1606 registra ancora 27 libri dei partiti consiliari dal 1477 al 1552, andati poi perduti. Occorre giungere al 792 per trovare un altro inventario, che rispecchia l'attuale consistenza. Un inventario sommario fu redatto nel 1881 dal Malagola, riveduto ed accresciuto da Gaetano Ballardini nel 1901, mentre una stesura più analitica, seppure non completa, fu compilata da Sante Fiorentini nel 1916. L'archivio non conserva materiale anteriore al sec. XVI, se si esclude la serie degli Istrumenti che parte dal 1253, e va integrata con diversi documenti confluiti in epoca tarda nella raccolta Azzurrini e con altri riportati nel Liber rubeus di Bernardino Azzurrini  [ Sulla raccolta Azzurrini vedi Raccolte e miscellanee ; il Liber rubeus, conservato nell'archivio del capitolo della cattedrale di Faenza, è stato edito da A. MESSERI in Rerum italicarum scriptores, t. XXVIII, parte III, I, Città di Castello 1905 ]  questi documenti permettono di indagare sull'evoluzione del reggimento comunale nell'epoca del capitano del popolo (1256-1313) e su quello della signoria dei Manfredi (1313-1501), il cui monumento più insigne è costituito dagli statuti di Gian Galeazzo del 1410-1413  [ Conservati presso la biblioteca comunale di Faenza, in una copia privata del sec. XV: sono stati editi da G. ROSSINI in Rerum italicarum scriptores, t. XXVIII, parte V, I, Bologna 1930. Del periodo manfrediano ci è pervenuto anche un Registro di lettere di Galeotto Manfredi, del 1477-1483 (biblioteca comunale, ms. 99) ]  Alcuni importanti documenti provenienti dall'archivio comunale sono conservati presso la biblioteca civica  [ Oltre i due manoscritti statutari ed il registro di lettere dei Manfredi, di cui si è detto, ricordiamo: il Libro rosso, 1497-1765, in due volumi (ms. 74), la prima redazione dei Capitula cum republica Veneta, 1503 nov. 19 (ms. 128), i capitoli del card. Francesco Alidosi per Faenza, 1510 mar. 10 (ms. 122), e i capitoli sopra la grassia, 1650 (ms. 296). Alcune pergamene del comune sono presso l' AS Roma, Raccolte e miscellanee, Pergamene, Faenza ; cfr. F. LANZONI, Cose francescane faentine (noterelle d'archivio), in Archivum franciscanum historicum, XIV (1921), pp. 435-441 [ristampato in Storia ecclesiastica.,. cit., pp. 281-288] ]  . Per la documentazione statutaria, vedi Raccolte e miscellanee, Statuti, capitoli e matricole .Sono descritte soltanto le serie principali

informazioni storico-istituzionali

soggetto produttore
Comune di Faenza
Nota storica
Fin dai primi del sec. XIV, l'autonomia delle istituzioni comunali venne ad essere limitata dall'affermarsi del governo del signore, il quale almeno dal 1397 ebbe anche il titolo di vicario pro Sancta Romana Ecclesia ed era coadiuvato da un luogotenente e da dodici sapienti. Degli antichi consigli generale e di credenza rimasero il consiglio dei cento sapienti e quello degli anziani, cui spettava la nomina degli ufficiali del comune, che necessitava però dell'approvazione del signore. L'amministrazione della giustizia civile e penale era esercitata dal podestà e dai suoi giudici, mentre quella finanziaria era affidata al massarius. Il territorio del contado era separato in due giurisdizioni. verso la montagna si estendeva la contea di Val di Lamone, con propri statuti databili al 1413; la pianura comprendeva la città e il contado di Faenza con le numerose scholae, organismi civili minori, in corrispondenza con la organizzazione ecclesiastica parrocchiale, Sotto il cui nome erano riconosciuti gli insediamenti da venticinque a cento " fumanti " o nuclei familiari.
Questo assetto costituzionale e territoriale non mutò sostanzialmente quando Faenza, dopo le brevi parentesi dei governi di Cesare Borgia (1501-1503) e dei veneziani (1503-1509), entrò a far parte dello Stato pontificio, nell'ambito della provincia di Romagna.
L'autonomia cittadina era limitata dalla presenza del governatore, funzionario rappresentante gli ampi poteri del presidente di Romagna, o cardinale legato, residente a Ravenna.
Gli statuti del 1527  [ Magnificae civitatis Faventiae ordinamenta, Faventiae 1527 ]  e del 1601  [ Biblioteca comunale, ms. 300 ]  lasciarono sussistere il consiglio generale dei cento sapienti, in seno al quale agiva il consiglio degli anziani. Nel 1655 il cardinale legato Ottavio Aquaviva affiancò al consiglio un organo di controllo, la congregazione del buon governo, composto di diciotto consiglieri. Al podestà (o pretore) restò riservata l'amministrazione della giustizia civile e penale, mentre quella delle finanze era affidata al depositario, sotto il controllo di due regolatori. Rimase altresì la separazione del contado tra la montagna, con la contea di Brisighella e di val d'Amone (val di Lamone), e la pianura, con i quattro Castelli di Granarolo, Oriolo, Russi e Solarolo, retti da ufficiali nominati dal comune di Faenza
Bibliografia
BIBL.: A. MESSERI, op. cit., passim

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