Fin dall'inizio del Trecento i massimi organi veneziani fecero ricorso più o meno occasionalmente e per questioni determinate al parere di giuristi sudditi o forestieri, spesso docenti a Padova. Le nomine divennero più regolari e frequenti nel sec. XVI ed i prescelti ebbero specifica competenza nel settore del diritto canonico ed ecclesiastico, in quello giurisdizionale, feudale e dei conlini. Il 28 genn. 1606 fra' Paolo Sarpi fu nominato dal senato consultore teologo, primo tra gli ecclesiastici appartenenti quasi sempre all'ordine dei serviti ma qualcuno anche al clero secolare, che si susseguirono nell'incarico fino alla caduta della repubblica, affiancati dai consultori laici. Il consultore ecclesiastico o il suo coadiutore provvedevano inoltre alla revisione di bolle, brevi e " patenti che vengono di fuori dello Stato nostro " per la concessione dell'exequatur; la serie relativa, dal 1643, si conserva in Collegio (
risposte a brevi licenziati
). I consultori avevano accesso alla secreta e presentavano i loro pareri secondo la normale procedura, ma non avevano ufficio a palazzo e non esisteva un loro specifico archivio: gli originali dei consulti erano conservati nelle filze delle deliberazioni del senato o in altre posizioni della secreta, mentre le minute rimanevano presso di loro. Solo alla morte del Sarpi (15 genn. 1623) il senato dispose che tutte le sue carte di interesse pubblico, conservate nel convento dei servi, fossero consegnate alla secreta, ed altrettanto avvenne per i successori; in più casi i consulti furono trascritti a registro. si formò così una sorta di archivio a posteriori, composto dagli archivi propri dei singoli consultori e già all'inizio arricchito da altri documenti inerenti alle questioni da essi trattate, raggruppati in parte per materia