raccoglitore

soggetto produttore
tipo di ente: CATASTI
II Compartimento: Lombardia e Veneto (uniti in un unico compartimento nel 1877). Catasti preunitari dello Stato di Milano poi Repubblica cisalpina poi Repubblica italiana poi Regno d’Italia; della Repubblica di Venezia; della Monarchia asburgica-Regno Lombardo-veneto; Catasto italiano
notizie storiche
 Milano 
Istituti preposti alla formazione del catasto.
Il primo catasto (detto di Maria Teresa) di cui si conservano gli atti di formazione è quello ordinato da Carlo VI d'Asburgo sin dal 1714, iniziato con la nomina (3 dicembre 1718) della prima giunta del censimento presieduta da Vincenzo de Miro. I lavori, interrotti nel 1733 dall'invasione franco-sarda, furono ripresi dalla seconda giunta del censimento, istituita da Maria Teresa, con dispaccio 19 lu. 1749, e presieduta da Pompeo Neri; con decreto 31 dic. 1757 essa venne sostituita dall'interinale delegazione per l'esecuzione del censimento. Il catasto, approvato con sentenza 30 dic. 1757, venne attivato il 1 gennaio 1760 e fu accompagnato dalla pubblicazione di un codice censuario.
Denominato dagli operatori catastali del sec. XIX " censo antico ", " vecchio censo " o" censo milanese ", il catasto teresiano fu attivato per le province rimaste allo Stato di Milano dopo il trattato di Worms (1743), e cioè il ducato di Milano, le contee di Como, Cremona e Lodi, e il principato di Pavia.
Dopo l'annessione al regno d'Italia dei dipartimenti veneti, il decreto 12 genn. 1807 [Boltettino regno d'Italia, 1807, parte I, n. 16] affidò alla direzione generale del censo, dipendente dal ministero degli interni, la formazione di un nuovo catasto, fondato sugli stessi principi di quello teresiano, in tutti i dipartimenti che ne fossero sprovvisti, compresi quindi anche alcuni territori oggi lombardi. I lavori di misura, iniziati nei dipartimenti veneti e proseguiti in quelli ex-pontifici, erano compiuti nel 1816 in tutte le province del nuovo regno lombardo-veneto prive di vecchio censo milanese e mantovano. In base alla sovrana patente 23 dic. 1817 [Raccolta governo Lombardia, 1817, vol. II, parte I, n. 3] che fissava le norme per la formazione di un catasto stabile in tutte le province dell'impero austriaco che ne fossero sprovviste, la sovrana patente 23 dic. 1818 [Ibid., 1819, n. 12] sottrasse il proseguimento dei lavori per il nuovo catasto all'amministrazione del censo (succeduta alla direzione napoleonica), per affidarli alla giunta del censimento, che, presieduta dal viceré, ebbe per vicepresidenti prima Francesco Mengotti, dal 1826 Alfonso Castiglioni e quindi Paolo Capitani da Vimercate, e fu in diretta corrispondenza con la commissione aulica regolatrice del censo in Vienna. Esauriti i reclami contro la misura, solo nel 1826 la giunta passò alle operazioni di stima; nel 1838 furono pubblicate le tariffe d'estimo e iniziò la stima dei fabbricati. Alle sue dipendenze fu riattivato il collegio dei periti, che, istituito dalla prima giunta del censimento (con editto 1 giu. 1723) aveva operato fino al 1733. Il collegio dei periti perdurò fino all'unità d'Italia.
Attivato il nuovo catasto in tutte le province venete, con decreto 4 apr. 1852 la giunta - passata sotto la presidenza del governatore di Lombardia - venne riorganizzata diminuendone il personale stabile, e nel 1852-1853 estese la sua attività nelle province e distretti lombardi privi di censo teresiano (Valtellina, Cremasco e alcuni comuni bresciani e mantovani). L'opposizione contro il nuovo catasto, accusato non senza ragione di colpire la rendita fondiaria assai più del censo teresiano, consigliò nel 1853 la nomina di una commissione tecnica, detta commissione lombardo-veneta, i cui esperimenti di stima in un campione di comuni lombardi di vecchio censo confermò l'esistenza di una notevole sperequazione, non eliminabile con puri calcoli di conguaglio, a favore delle province a catasto teresiano, in particolare nei terreni non irrigui e di montagna.
Di conseguenza, la sovrana patente 18 ag. 1854 ordinò l'inizio dei lavori di ricensimento dei terreni e dei fabbricati in duecentonove comuni (la cosiddetta " parte alta ") della provincia di Milano e in quella di Como, oltre a trenta comuni bergamaschi e mantovani; mentre nei duecentonovantanove comuni irrigui della " parte bassa " veniva disposto il ricensimento dei soli fabbricati, e la semplice " trasformazione " dell'estimo dei terreni in base a un coefficente: parte degli atti e perizie della commissione è conservata tra le serie dei catasti di seguito descritte; altri documenti si trovano nel fondo Atti di governo.
La giunta fu nuovamente riorganizzata con decreto 30 dic. 1858 alle dipendenze dell'arciduca Massimiliano, e il governo provvisorio, con il regio decreto 8 giu. 1859 [Raccolta regno Sardegna, 1859, n. 3425] ne conservò le attribuzioni sotto la presidenza del governatore. Il ricensimento venne perciò proseguito senza sostanziale interruzione e nel 1864 entrò in conservazione in venticinque comuni bergamaschi e cinque mantovani. In seguito alla riorganizzazione disposta con r.d. 16 ott.
1864, n. 1981,la giunta fu incaricata anche delle funzioni di conservazione, assumendo formalmente il nome di direzione del catasto fondiario per la Lombardia; ma, decentrate poco tempo dopo tali funzioni alle direzioni provinciali delle tasse e demanio (r.d. 26 lu.
1865, n. 2455), tornò ad occuparsi esclusivamente dei lavori per il nuovo catasto, che furono completati nel 1876. La 1. 23 giu. 1877, n. 3904, riunì a questo punto in un unico compartimento catastale tutti i territori lombardi e veneti di nuovo censo, e anche quelli rimasti di censo antico ai fini della ripartizione dell'imposta; ordinando però in questi ultimi la continuazione del ricensimento, da portare a termine entro quattro anni. La l. 1 mar. 1886, n. 3682, che disciplinò il catasto generale in tutto il regno, trovò tuttavia le operazioni del ricensimento ancora in corso: la giunta poté continuare i lavori fino all'attivazione nel basso Milanese e nella provincia di Pavia; ma dovette sospenderli nella provincia di Cremona in quanto il r.d. 20 sett. 1887, n. 4959, abolì la giunta, sostituendola dal 1 gennaio 1888 con la direzione compartimentale del catasto in Milano.
Uffici di conservazione del catasto.
Gli atti degli uffici preposti alla conservazione del catasto e all'esazione e riparto delle imposte dirette iniziano con gli atti dell'ufficio del censo, costituito nel 1760 per la conservazione del catasto teresiano e dipendente dal dipartimento sesto del magistrato camerale (poi consiglio d'economia, poi magistrato politico camerale). L'ufficio era diviso in tre sezioni: esenzioni e trasporti, per l'esame delle petizioni per volture e soprattutto dei superstiti titoli di esenzione; riparti comunali, per l'esame e approvazione dei bilanci preventivi e consuntivi dei comuni (conservati nel fondo Atti di governo, Censo parte antica, fino al 1796); e infine l'ufficio di prima e seconda stazione, detto anche ufficio dei periti [Da non confondere con il collegio dei periti della giunta del censimento] per la tenuta e aggiornamento delle scritture d'estimo.
Dopo la costituzione della repubblica cisalpina, l'ufficio del censo passò alle dipendenze del nuovo ministero degli interni, e dal 1807 venne eretto in direzione generale. Dal 1814 mutò il nome in amministrazione generale del censo, che, dipendente dal senato politico e non dall'amministrazione finanziaria, fu composta, oltre che da una direzione, da un ufficio dei trasporti d'estimo, un ufficio dei periti, e uno di disegno.
Nel periodo napoleonico, e sino alla costituzione della giunta del censimento nel 1818,la direzione-amministrazione del censo svolse un triplice compito: a) ripartire le imposte in base all'" estimo regolare " - cioè il catasto milanese e mantovano - e curarne la conservazione e l'aggiornamento; b) formare il cosiddetto " scutato " o "estimo provvisorio " per il riparto dell'imposta prediale nei territori privi di censo teresiano; c) condurre le operazioni di misura del " catasto nuovo " ordinato per quegli stessi territori nel 1807. I relativi atti di formazione - mappe e reclami - furono trasferiti alla giunta, ma restò all'amministrazione il carteggio (nomine, eccetera).
Dal 1 gennaio 1853 l'amministrazione del censo passò alle dipendenze della prefettura delle finanze di Milano, in base alla notificazione del 1° dic. 1852, che toglieva alla diretta competenza della luogotenenza lombarda - cioè all'amministrazione politica - le imposte dirette, salvo l'esazione dell'imposta fondiaria. All'amministrazione del censo restò affidata la sola conservazione del catasto, mentre la prefettura assumeva i compiti di riparto della prediale e del contributo arti e commercio (l'antico " mercimonio "), affidato alla divisione sesta (censo), e la determinazione e riparto dell'imposta sulle rendite (poi di ricchezza mobile), introdotta nel 1851, e di cui fu incaricata la divisione settima (imposta sulle rendite): gli atti delle due divisioni sono conservati nelle serie dei catasti di seguito descritte.
Dopo l'unità, le attribuzioni dell'amministrazione del censo furono trasferite (regio decreto 27 mar. 1861 [Raccolta regno Sardegna, 1861, n, 4789] ) alla direzione delle contribuzioni e del catasto per la Lombardia, dipendente dal ministero delle finanze, che incorporo l'ufficio dei periti e quello dei trasporti d'estimo e assunse anche i compiti delle divisioni sesta e settima della prefettura delle finanze (definitivamente soppressa con r.d. 4 sett. 1862, n. 816). La riorganizzazione degli uffici finanziari, attuata coi rr.dd. 14 ag. 1864, n. 1885 e n. 1886, unificando gli uffici di formazione e conservazione del catasto, trasferì temporaneamente alle dipendenze della giunta del censimento gli uffici dei periti e dei trasporti d'estimo, mentre le operazioni di riparto - che sin allora erano state concentrate in un organo competente per tutta la Lombardia, qual era la direzione delle contribuzioni e del catasto - vennero ora suddivise tra le direzioni provinciali delle tasse e demanio. La liquidazione dei vecchi uffici del censo venne infine completata col già ricordato r.d. 26 lu. 1865, n. 2455, che decentrò agli organi provinciali anche la tenuta e aggiornamento delle scritture catastali, sottraendoli alla giunta per trasferirli a loro volta alle direzioni provinciali delle tasse e demanio e agli agenti distrettuali delle tasse. A Milano presso la giunta (ovvero direzione del catasto fondiario per la Lombardia) rimasero, in base al citato decreto 26 lu. 1865, " i catasti antichi e relativi documenti storici" e "la parte scientifica ed economica generale", cioè gli atti di formazione e il carteggio del catasto nuovo; mentre furono inviati alle direzioni provinciali delle tasse e demanio i registri e le mappe necessari come base per le volture e l'esazione.

- Catasto teresiano, o Censo milanese o Vecchio censo, 1718 (Carlo VI) e 1743 (Maria Teresa): Ducato di Milano, Contee di Como, Cremona (salvo il Cremasco), Lodi, Principato di Pavia
- Catasto del Regno d’Italia o Catasto napoleonico, 1807: decreto napoleonico relativo al Catasto generale del Regno d’Italia; include i dipartimenti veneti
- Catasto lombardo-veneto o Nuovo censo o Censo stabile, 1817: norme per un “catasto stabile” nelle province che non avevano il Catasto teresiano; prosegue quello del 1807
- Censo stabile attivato, 1846-1851: province venete; 1853: territori lombardi privi di Censo teresiano (Valtellina, Cremasco, alcuni comuni di Bergamo e Bescia)
- Ricensimento, 1854: provincia di Milano, Como, trenta comuni del Bergamasco e del Mantovano e in altre zone solo per il ricensimento dei fabbricati
 Venezia 
Il governo austriaco insediatosi a Venezia all'indomani di Campoformio sentì ben presto l'esigenza di riformare l'amministrazione tributaria attraverso l'introduzione di un catasto di tipo moderno, sull'esempio di quello teresiano, e di por fine ai difetti, ormai universalmente riconosciuti, del sistema fiscale veneto, assicurando la perequazione dell'imposta e limitando, per quanto possibile, l'evasione fiscale. L'operazione, per lunghezza e complessità, avrebbe comportato, in una fase intermedia, la creazione di un " censo provvisorio ", da tenersi operante fino alla definitiva attivazione del " censo stabile ".
Trascorsero tuttavia più di cinque anni prima che fosse istituita la commissione principale per il censo (mag.-lu. 1804), la cui presidenza venne affidata all'economista feltrino Francesco Mengotti. Operazione preliminare sarebbe stata la raccolta delle notifiche, ossia delle dichiarazioni dei possessori di beni immobili, ordinata con editto 14 genn. 1805 [Raccolta editti, [1806], n. 5] , che istituiva anche una commissione provinciale per il censo in Venezia e in ognuno degli altri capoluoghi di provincia.
Proseguita fra le resistenze ostinate dei possessori, la presentazione delle notifiche fu interrotta dalla caduta del governo austriaco e dall'ingresso delle province venete nel regno d'Italia in seguito al trattato di Presburgo (26 dic. 1805). Ma anche l'amministrazione napoleonica aveva ormai fatto propri principi del catasto moderno, cui non andavano disgiunte le impellenti necessità di alimentare un erario sempre più dissanguato dalle campagne militari.
Vennero così rilevate e riorganizzate le commissioni per il censo della precedente dominazione: quella di Venezia ebbe a capo un ispettore generale (decreto 17 apr. 1806) [Bollettino regno d'Italia, 1806, n. 64, pp. 411-415] , quelle delle singole province furono temporaneamente trasferite presso le rispettive prefetture (decreto 6 dic. 1806) [Ibid., n. 234, pp. 1052-1053] .
Di lì a poco il decreto 12 genn. 1807 [Ibid., 1807, n. 16, pp. 25-34] , che sistemava la complessa amministrazione finanziaria del regno, sanciva l'avvio delle operazioni del nuovo catasto geometrico particellare. I lavori iniziali di misura dei terreni, formazione delle mappe e redazione dei relativi sommarioni furono regolati in dettaglio col successivo decreto 13 apr. 1807 [Ibid., n. 62, pp. 193-205] ed ebbero ben presto inizio.
Nel frattempo furono poste in attività le commissioni censuarie provinciali (decreto 4 febbr. 1808) [Ibid., 1808, n. 53, pp. 105-108] , già istituite con i decreti del 1806, con il compito di " regolare il riparto delle imposte prediali fra i contribuenti del rispettivo dipartimento ", mediante la formazione di catasti comunali provvisori, da crearsi sulla base degli estimi antichi, oppure utilizzando le notifiche del 1805, ovvero ordinando la presentazione, anche parziale, di nuove notifiche quando le precedenti fossero ritenute inattendibili (è il caso, ad esempio, delle province di Venezia e di Treviso).
Si stava lavorando ormai su due fronti. Da un lato, tra il 1808 e il 1813 si venivano attivando gli estimi provvisori delle diverse province [Il Polesine mantenne l'estimo del 1804; i comuni già appartenenti al territorio ferrarese quello del 1797; il territorio veronese a destra dell'Adige adottò gli estimi settecenteschi stralciati per comune nel 1801 e attivati nel 1802; Verona città a destra dell'Adige utilizzò l'estimo del 1802 e il distretto di Cologna quello dell'800. Tutti gli altri furono elaborati ex-novo e attivati, come s'è detto, tra 1808 e 1813, salvo alcuni comuni friulani, in cui l'attivazione continuò sino al 1818] : l'antico sistema dei " fuochi veneti " e dei " fuochi esteri ", che prevedeva l'imposizione secondo il luogo di residenza del proprietario e non in base alla posizione geografica dei fondi, era definitivamente abbandonato. Il territorio veneto continuava tuttavia a essere diviso in 29 corpi d'estimo, gravati da quote fisse e preordinate d'imposta, che non rispecchiavano più la realtà della rendita agraria e urbana, con sensibili differenze di prelievo fiscale da un luogo all'altro ed anche fra censito e censito, con manifesta imperfezione degli estimi stessi.
D'altro canto continuavano le operazioni di misura: si pervenne in questo modo alla rilevazione sul terreno di tutto il territorio ed al disegno, per ogni comune censuario, di una mappa che individuava le singole particelle in relazione alle loro caratteristiche fisiche e giuridiche.
L'unità di misura adottata, la pertica censuaria di mille metri quadrati, era uguale per tutto il regno, superando le particolarità locali.
La mappa era poi descritta nel sommarione, che indicava, per ogni particella: numero d'ordine (mappale), possessore, toponimo, destinazione d'uso del terreno o del fabbricato, superficie.
Questo lavoro gettò di fatto le basi di ogni successiva operazione censuaria e rappresenta uno dei maggiori meriti dell'amministrazione napoleonica nel Veneto.
Il rilevamento venne ultimato solo nei primi anni della seconda dominazione austriaca. Con decreto 8 ag. 1817 [Collezione province venete, vol. IV, parte II, pp. 112-149] il governo di Venezia ordinava la pubblicazione delle mappe e dei sommarioni e fissava i criteri per la presentazione degli eventuali reclami, con esplicito richiamo al decreto napoleonico 13 apr. 1807 sulla " formazione del catasto generale del regno ". Mappe e sommarioni servirono intanto a riscontrare la veridicità delle notifiche e ad aggiornare compiutamente i vecchi estimi, che continuarono così ad essere operanti, nelle singole province, sino all'attivazione del censo stabile (1846-1852).
Questo univa al principio della misurazione geometrica particellare quello della determinazione della rendita dei terreni e fabbricati secondo criteri oggettivi. Si trattava cioè di elaborare una tariffa d'estimo da applicare ai singoli appezzamenti a seconda del tipo di coltura, della qualità e fertilità del terreno, della presenza o meno di edifici, dell'ubicazione dei mercati accessibili e così via, il tutto secondo una valutazione generale, predeterminata e universalmente valida, ancorché diversa da comune a comune nel risultato finale. Era questo lo spirito informatore della sovrana patente 23 dic. 1817 [Raccolta governo Lombardia, vol. 1, parte I, pp. 27-36] , che riprendeva dichiaratamente i canoni del censo teresiano mentre ribadiva esplicitamente la validità delle operazioni di misura ordinate dall'amministrazione napoleonica e che si andavano concludendo con la presentazione dei reclami.
Ma solo con la successiva patente 31 dic. 1818 [Collezione province venete, vol. VI, parte I, pp. 90-92] si organizzava la struttura amministrativa che avrebbe realizzato l'impresa del catasto. Al vertice veniva posta la giunta per il censimento, organo tecnico e politico, con sede a Milano, presieduta dal viceré ed in relazione diretta con il dicastero aulico delle finanze a Vienna. In ognuno dei capoluoghi delle province interessate alle operazioni - rimaneva per il momento infatti esclusa la parte di Lombardia già servita dal censo teresiano - si istituiva un ufficio provinciale per il censo [Ibid., vol. XI, pp. 3-13: per i decreti governativi che istituiscono e regolano gli uffici provinciali] , mentre continuavano a funzionare la direzione del censo (Venezia) e l'amministrazione del censo (Milano) con funzioni di raccordo e sorveglianza sugli uffici provinciali. Alla base della piramide si trovavano i commissari distrettuali [Ibid., vol. VI, parte I, p. 236] , eredi dei cancellieri del censo napoleonici, che avevano il compito di conservare i registri catastali e di annotarvi le scritture che a qualsiasi titolo si rendessero necessarie.
Solo nel 1825 ebbero inizio le operazioni di stima con la nomina, da parte della giunta, delle commissioni censuarie e dei periti incaricati di procedere in ogni comune censuario alla qualificazione dei terreni (riconoscere in generale le varie qualità dei suoli a seconda del tipo di coltura che vi si potesse praticare); di stabilire la classificazione, ossia il numero di classi in cui ogni qualità dovesse essere divisa (a seconda della bontà del terreno, e quindi in relazione alla rendita effettiva); di passare infine al classamento attribuendo qualità e classe ad ogni mappale del comune. Queste complesse operazioni furono condotte nelle tre grandi campagne censuarie del 1826, 1827 e 1828, ma il classamento dei terreni venne ultimato, in alcune province, negli anni immediatamente successivi. Si eseguì poi il censimento dei gelsi e degli ulivi, ritenuti fonte di una rendita disgiunta da quella del fondo ospite, ma per le difficoltà di interpretazione della norma e le resistenze dei proprietari colpiti non lo si potè finire che nel 1840.
Contemporaneamente si raccoglieva nelle Nozioni generali territoriali e nelle Nozioni agrarie di dettaglio (comunemente chiamate " Atti preparatori ") l'insieme dei dati sulle condizioni generali dei comuni, sui terreni, le pratiche agricole, le colture più in uso, i contratti agrari, i mercati, i sistemi di misura e peso, ecc., per poter stabilire con esattezza la tariffa d'estimo unitaria da applicare ad ogni pertica metrica di ciascuna qualità e classe. Infine, con sovrana risoluzione 3 ag. 1837 [Bollettino Lombardia, 1854, parte II, pp. 109-114] si ordinavano il censimento e la stima dei fabbricati, operazioni condotte a termine nel volgere di alcuni anni.
Nel 1838 vennero pubblicate le tariffe d'estimo per tutti i comuni veneti, e man mano che venivano completati si pubblicavano nelle singole province gli atti del censo stabile per gli eventuali reclami e le ultime opportune rettifiche. Nel 1846 il nuovo catasto veniva finalmente attivato nelle provincie di Venezia, Padova e Rovigo; seguirono nel 1849 Treviso, Verona e Belluno, nel 1850 Vicenza e nel 1851 Udine

- Catasto veneto, 1610
- Censo provvisorio, avviato nel 1804 (prima dominazione austriaca), prosegue nel 1805 durante il Regno d’Italia
- Censo stabile o Catasto lombardo-veneto, 1807: decreto napoleonico relativo al Catasto generale del Regno d’Italia, cui si collegano, nel 1817, durante la seconda dominazione austriaca, le norme per un “catasto stabile” nelle province che non avevano il catasto teresiano
- Catasto stabile attivato, 1846: Venezia, Padova e Rovigo; 1849: Treviso, Verona e Belluno; 1850: Vicenza; 1851: Udine
profilo istituzionale
Catasti italiani
complessi archivistici collegati
Catasto italiano  (1875-1964) [ARCHIVIO DI STATO DI BASSANO DEL GRAPPA]
Censo provvisorio e Censo stabile o Nuovo censo  (1808-1906) e mappe 48 in ff. 1.688 (1809-1906) [ARCHIVIO DI STATO DI BASSANO DEL GRAPPA]
Catasto lombardo  (1751-1905) [ARCHIVIO DI STATO DI BERGAMO]
Catasto veneto  (1610-1810) [ARCHIVIO DI STATO DI BERGAMO]
Catasto lombardo-veneto  (1641-1855) [ARCHIVIO DI STATO DI BRESCIA]
Deputazione agli estimi civico e clericale  (1612-1898) [ARCHIVIO DI STATO DI BRESCIA]
Nuovo catasto terreni  (1852-1900) [ARCHIVIO DI STATO DI BRESCIA]
Ufficio del censo bresciano antico  (1641 -1825) [ARCHIVIO DI STATO DI BRESCIA]
Catasti di Como e provincia  (1722-1928) [ARCHIVIO DI STATO DI COMO]
Catasto cessato  (1855-1905) [ARCHIVIO DI STATO DI COMO]
Catasto lombardo-veneto  (1818-1860) [ARCHIVIO DI STATO DI COMO]
Catasto teresiano  (1720-1850) [ARCHIVIO DI STATO DI COMO]
Catasti di Cremona e provincia  (1722-1904) [ARCHIVIO DI STATO DI CREMONA]
Catasto teresiano, catasto lombardo-veneto, catasto unitario  (1722-1904) [ARCHIVIO DI STATO DI CREMONA]
Catasto di Este  (1812-1935) [ARCHIVIO DI STATO DI ESTE]
Catasto di Montagnana  (1812-1935) [ARCHIVIO DI STATO DI ESTE]
Miscellanea mappe  (1810-1902) [ARCHIVIO DI STATO DI ESTE]
Catasto delle corti camerali di Ostiglia e Sermide  (secc. XVII-XVIII) [ARCHIVIO DI STATO DI MANTOVA]
Catasto Pallavicino  (1750-1771) [ARCHIVIO DI STATO DI MANTOVA]
Catasto teresiano, napoleonico, lombardo-veneto e italiano  (1784-1919); ff. 9.804 di mappe (1776-1889); ff. 804 di mappe e tipi vari (1755-1861) [ARCHIVIO DI STATO DI MANTOVA]
Estimo di territori del Veronese  -1799 [ARCHIVIO DI STATO DI MANTOVA]
Ingegneri e periti  (1671-1873) [ARCHIVIO DI STATO DI MANTOVA]
Magistratura censuaria  (1750-1773) [ARCHIVIO DI STATO DI MANTOVA]
Archivi delle magistrature e degli uffici del catasto  (secc. XVIII-XIX) [ARCHIVIO DI STATO DI MILANO]
Atti del catasto di conservazione  (1751-1887) [ARCHIVIO DI STATO DI MILANO]
Catasti in copia dei beni di prima e seconda stazione  (1785-1786) [ARCHIVIO DI STATO DI MILANO]
Catasto lombardo veneto  (1807-1852) [ARCHIVIO DI STATO DI MILANO]
Catasto teresiano  (1722-1784, con docc. fino al 1864) [ARCHIVIO DI STATO DI MILANO]
Mappe  (1721-1895) [ARCHIVIO DI STATO DI MILANO]
Catasto teresiano  (1721-1726) [ARCHIVIO DI STATO DI NOVARA]
Catasti di Camposampiero  (1810-1904) [ARCHIVIO DI STATO DI PADOVA]
Catasti di Padova e provincia  (1828-1889) [ARCHIVIO DI STATO DI PADOVA]
Catasti di Piove di Sacco  (1811-1904) [ARCHIVIO DI STATO DI PADOVA]
Catasto di Padova  (1810-1884) [ARCHIVIO DI STATO DI PADOVA]
Catasto italiano  (1865-1969) [ARCHIVIO DI STATO DI PADOVA]
Estimi [ARCHIVIO DI STATO DI PADOVA]
Atti catastali di Corteolona  (1734-1888, con docc. fino al 1908) [ARCHIVIO DI STATO DI PAVIA]
Atti catastali di Stradella  (1872-1926) [ARCHIVIO DI STATO DI PAVIA]
Catasto teresiano  (1722-1856) [ARCHIVIO DI STATO DI PAVIA]
Nuovo censo di Pavia  (1867-1907) [ARCHIVIO DI STATO DI PAVIA]
Catasto lombardo-veneto  (1830-1847) [ARCHIVIO DI STATO DI PORDENONE]
Cessato catasto terreni  (1847-1954) [ARCHIVIO DI STATO DI PORDENONE]
Catasto austriaco poi italiano  (1841-1927) [ARCHIVIO DI STATO DI ROVIGO]
Catasto napoleonico  (1810-1813 con docc. fino al 1928) [ARCHIVIO DI STATO DI ROVIGO]
Catasto delle comunità  (1773-1853, con annotazioni sino al 1856) [ARCHIVIO DI STATO DI SONDRIO]
Catasto lombardo-veneto  (1853-1940, con docc. dal 1802 e fino al 1948) [ARCHIVIO DI STATO DI SONDRIO]
Estimo grigione  (1507-1853) [ARCHIVIO DI STATO DI SONDRIO]
Censo provvisorio  (1811-1813) e regg. 666 (1811-1813) [ARCHIVIO DI STATO DI TREVISO]
Censo stabile o Nuovo censo  (1821-1901) regg. 287 (1842-1901) e bb. 409 (1812-1926) [ARCHIVIO DI STATO DI TREVISO]
Censo provvisorio e Censo stabile o Nuovo censo  (1811-1949) [ARCHIVIO DI STATO DI UDINE]
Catasto lombardo-veneto e Nuovo catasto italiano  (1850 ca. -1980, con docc. dalla seconda metà del sec. XVIII) [ARCHIVIO DI STATO DI VARESE]
Catasto teresiano  (1751-1870 ca.) ff. di mappa 2.938 (1721-1724, con copie al 1840), mappe in rotolo 352 (secc. XVIII-XIX) [ARCHIVIO DI STATO DI VARESE]
Atti delle lustrazioni  (1851-1869) [ARCHIVIO DI STATO DI VENEZIA]
Catasto fabbricati [ARCHIVIO DI STATO DI VENEZIA]
Catasto terreni [ARCHIVIO DI STATO DI VENEZIA]
Censo provvisorio  (1805-1851) [ARCHIVIO DI STATO DI VENEZIA]
Censo stabile  (1807-1852) [ARCHIVIO DI STATO DI VENEZIA]
Censo stabile attivato  (1846-1929). Questa documentazione, impropriamente chiamata sinora catasto austro-italiano [ARCHIVIO DI STATO DI VENEZIA]
Censo provvisorio  (1812-1816) [ARCHIVIO DI STATO DI VERONA]
Censo stabile o Nuovo censo  (1849-1906, con docc. dal 1812 e fino al 1909) [ARCHIVIO DI STATO DI VERONA]
Catasto italiano  (1880-1976) [ARCHIVIO DI STATO DI VICENZA]
Censo provvisorio e Censo stabile o Nuovo censo  (1808-1906) e mappe 1.095 in ff. 12.146 (1808-1906) [ARCHIVIO DI STATO DI VICENZA]
Estimi [ARCHIVIO DI STATO DI VICENZA]
vai sul padreprecedenteprossimovai al primo figlio
vai