Roma
Per i catasti generali di tutto lo Stato, la formazione è affidata alla Congregazione del buon governo.
Censimenti della popolazione e catasti dei beni erano i due cardini sui quali si imperniava l'attività fiscale dello Stato e furono entrambi affidati al Buon governo. I primi censimenti generali risalgono al 1656; fecero seguito quelli del 1701, 1708, 1736, 1769, 1782 e 1802; nel sec. XIX abbiamo ancora i riparti territoriali del 1816, 1827, 1833 (i due ultimi censimenti del 1844 e del 1853 non furono affidati al Buon governo). La documentazione degli stati delle anime, curati dai parroci, si trova per lo più nella serie I (vedi anche serie XI ).
La formazione di catasti generali fu ordinata da Innocenzo XI con chirografo 30 giu. 1681 al prefetto del buon governo il quale con editto 26 sett. 1703 ordinò la compilazione dei catasti anche dei luoghi baronali e con editto 13 ott. 1708 l'aggiornamento dei catasti in tutte le comunità. La maggiore operazione catastale affidata alla congregazione fu quella ordinata da Pio VI per il così detto catasto piano (editto e istruzione del prefetto del buon governo 15 dic. 1777). I risultati del catasto piano furono riassunti in dieci volumi che vennero presentati al papa - nove nel luglio 1784, l'ultimo nell'agosto 1785 - e perciò non fanno parte di questo archivio.
Questa operazione catastale dette luogo a molte controversie. Con motuproprio 19 mar. 1801 sul riordinamento dell'intero sistema tributario, Pio VII ordinò la compilazione di un catasto per i terreni dell'agro romano, con le stesse norme del catasto piano.
Nello stesso anno fu nominata in seno al Buon governo una congregazione per i ricorsi sui catasti. Inconvenienti del catasto piano erano sia l'imprecisione che la diversità delle unità di misura impiegate.
Una misura uniforme. il sistema metrico decimale, fu adottata nel periodo francese nei territori del regno italico, ove la misurazione dei terreni fu attuata a cura di geometri governativi con un criterio innovatore: non più catasto descrittivo bensì formato scientificamente con il rilievo topografico particellare. Sia nelle Marche che nelle legazioni le nuove mappe censuarie erano quasi compiute quando avvenne la restaurazione. Perciò il nuovo catasto ordinato da Pio VII nel 1816 seguì il metodo napoleonico. Poiché la sua attuazione non fu affidata al Buon governo ma ad un nuovo istituto, la presidenza generale del censo, di questa nuova operazione catastale qui si conservano solo le carte relative alle spese gravanti sulle comunità (per i catasti, vedi la serie VI).
Per il Nuovo catasto generale rustico e urbano, noto come Catasto gregoriano, è competente la Presidenza generale del censo.
Con l'art. 191 del motuproprio 6 lu. 1816 fu annunciata la formazione del nuovo catasto generale rustico e urbano di tutto lo Stato, ed a ciò fu deputata una congregazione particolare, dei " catastri ". Il 22 febbr. 1817 il tesoriere generale, presidente della congregazione, pubblicò un regolamento sulla misura dei terreni e formazione delle mappe, dal quale si deduce esservi stato allora in Roma un ufficio generale dei catasti al quale era preposto un direttore e dal quale dipendeva il personale incaricato dei catasti nelle province (artt. 1, 3). Dalle disposizioni successive relative ai catasti risulta che l'ufficio generale di Roma fu trasformato nella direzione generale dei catasti nel 1817, anteriormente alla pubblicazione del regolamento sulle cancellerie dei catasti, del 1 dic. 1817
[Raccolta Stato pontificio, 1831-1833, II, Appendice, p. 332] . Nei primi anni presidente della congregazione dei catasti fu il tesoriere generale, Cesare Guerrieri Gonzaga; poi dal 1819, quando il Guerrieri Gonzaga fu creato cardinale, il presidente della congregazione fu un cardinale ed assunse il titolo di presidente del censo. Parimenti, il direttore generale dei catasti si denominò direttore generale del censo; questa direzione generale ebbe vita sino al 1845. Continuarono a sussistere sia la congregazione dei catasti (dal 1822, del censo) che la presidenza del censo, dapprima riunite sotto lo stesso presidente. Dopo la restaurazione del 1849 la congregazione del censo era composta da nove cardinali; la presidenza era presieduta da un cardinale che non faceva neppure parte della congregazione
[Notizie dell'anno, ad annum] . Nell'ultima sua composizione, nel 1870,la congregazione era composta da dieci cardinali, dal segretario, dal tesoriere generale della Camera, dal ministro dell'interno, dall'avvocato generale del fisco e dal commissario della Camera; la presidenza generale del censo era retta da un cardinale, membro della congregazione
[N. DEL RE, La curia romana... cit., p. 412] . Le principali norme di attuazione furono pubblicate con motuproprio 3 mar. 1819
[Raccolta Stato pontificio, 1831-1833, II, Appendice, p. 305] che costituì la legge fondamentale in materia catastale; il catasto fu topografico, con mappe al duemila, e descrittivo, con broliardi. Per la sua compilazione fu seguito il metodo napoleonico, cioè il rilievo topografico particellare; furono utilizzati i lavori del catasto napoleonico (erano state quasi ultimate le mappe sia delle Marche che delle Legazioni) e fu adottata la stessa misura unica, il sistema metrico decimale, del quale si vollero però rifiutare le denominazioni, conservando i vecchi termini con nuovo significato (la canna censuaria fu uguale al metro). La tariffa per la stima dei terreni doveva essere sottoposta all'approvazione della congregazione dei catasti, ed a tale scopo fu istituita in Roma una commissione consultiva del censo composta da cinque agronomi e presieduta dal direttore generale dei catasti (art. 16-17 del motuproprio 3 mar. 1819); ne fecero parte anche il segretario e l'assessore dei catasti (art. 5 del regolamento 20 mar. 1819)Il nuovo catasto, attivato provvisoriamente nel 1825, fu ultimato nel 1835 ed entrò quindi in vigore durante il pontificato di Gregorio XVI: da ciò la denominazione di " catasto gregoriano ".
Le operazioni di revisione cominciarono nello stesso anno 1835. Con il regolamento sulla revisione del nuovo estimo censuario, pubblicato con circolare della segreteria per gli affari di Stato interni 11 lu. 1835
[Raccolta Stato pontificio, 1835, II, p. 22] furono istituite in Roma una commissione generale per la revisione del nuovo estimo, composta da quattro deputati provinciali (in ogni provincia fu istituita una commissione filiale) ed una giunta di revisione. Quest'ultima era formata da cinque periti, quattro dei quali stabili, mentre il quinto variava secondo la provincia. Per la designazione dei periti si considerava lo Stato suddiviso in quattro parti: le quattro Legazioni, le Marche, l'Umbria, la Comarca di Roma (e province adiacenti, comprendendo in questa dizione anche Camerino, Orvieto, Rieti, Urbino e Pesaro).
Una " nuova giunta di revisione del censimento " riprese le operazioni nel 1842 (circolare della segreteria per gli affari di Stato interni, 2 mar. 1842)
[Ibid., 1842, p. 35] . La revisione fu completata nel 1856 per le Marche, nel 1859 per l'Umbria.
Un ampio aggiornamento fu ripreso dopo la perdita delle province annesse al regno d'Italia, nel 1861-1862; l'estimo così riveduto fu attivato dopo l'unità nel 1871-1872. Dopo l'unità fu aggiornato altresì il catasto urbano che era stato ordinato con motuproprio 10 dic. 1818.
L'attività della presidenza si estese anche alla compilazione delle carte geografiche, corografiche e topografiche dello Stato, e delle piante delle principali città.
- Catasto alessandrino (Alessandro VII), 1660-1661
- Catasto innocenziano (Innocenzo XI), 1861; 1703, compilazione dei luoghi baronali; 1708, esteso a tutte le comunità
- Catasto piano (Pio VI), 1777; 1801 (Pio VII), catasto terreni dell’Agro romano
- Catasto del Regno d’Italia o Catasto napoleonico, 1807: decreto napoleonico relativo al Catasto generale del Regno d’Italia per i territori a questo annessi (Marche e Legazioni), mentre per quelli entrati a far parte dell’Impero francese nel 1809 (Lazio e Umbria) non vengono prese disposizioni per il catasto
- Nuovo catasto generale rustico e urbano, (Pio VII), 1816: segue i criteri introdotti nei territori annessi al Regno d’Italia, attivato provvisoriamente nel 1825; (Gregorio XVI), 1835, attivazione del catasto generale, noto come Catasto gregoriano